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Branding runs deeper.
Il punto è che un logo, non serve più a nulla.
Ne vediamo migliaia ogni giorno: marchi che scorrono sullo schermo, insegne, app, oggetti. Tutti in competizione per un secondo d’attenzione, tutti convinti di poter bastare a sé stessi.
Il problema è che molti brand si fermano lì. Disegnano un segno, lo applicano ovunque, e credono di aver risolto il proprio racconto. Ma l’identità non nasce da un file vettoriale: nasce da come un marchio si comporta, da come parla, da come abita il mondo.
I brand, in fondo, funzionano come le persone. Puoi riconoscere qualcuno dal volto, ma non è quello che ti fa restare. Ti affezioni al tono, ai gesti, alla coerenza tra ciò che dice e ciò che fa. Vale lo stesso per un marchio: non basta essere riconoscibili, bisogna essere credibili.
Il branding è un linguaggio di dettagli, non di superficialità. È l’intonazione di una voce, il ritmo di un gesto, la misura con cui ogni cosa prende forma.
E poi, diciamocelo: basta con i loghi a caso. 🫵🏻 🙃
L’intelligenza artificiale è una meraviglia, può disegnare per voi tutto quello che volete, in pochi secondi e senza fiatare. Un designer non serve per fare “un logo”, serve per costruire un progetto. Per dare senso, direzione e profondità.
Il logo è solo l’inizio. Chi si ferma lì, ha solo un nome. Chi va oltre, costruisce una presenza.